venerdì 1 febbraio 2008

LA RICOSTRUZIONE DALLE MACERIE DEL DOPOGUERRA IN GIAPPONE PARTE ANCHE DALL'UOMO TIGRE...

Oggi vi parlo dell'Uomo Tigre, uno dei miei eroi di sempre. Dico di sempre perchè sono sicuro che anche tra vent'anni me lo ricorderò.
Nasce in origine come fumetto realizzato da Ikki Kajiwara (sceneggiatore) e Naoki Tsuji (character designer) e pubblicato nel lontano 1969 dalla casa editrice Kodansha. Alla fine del 1969 viene trasmessa in Giappone la relativa serie tv realizzata dalla Toei Animation. Circa un decennio più tardi la serie approderà in Italia. Le edizioni dell’opera, su carta e per il piccolo schermo, hanno riscosso un successo così eclatante da spingere diverse federazioni di wrestling a creare un vero e proprio lottatore (Tiger Mask) ispirato all’eroico personaggio del fumetto. Il vero nome dell'uomo tigre è Naoto Date, un giovane orfano che fugge dall'orfanotrofio per diventare forte, appunto come una tigre, per poi combattere i soprusi subiti dai prepotenti. Ed è proprio sfruttando questa sua voglia di rivincita nei confronti della vita, che la "Tana delle Tigri" riesce a farlo entrare nella propria organizzazione: gli promette cibo, vestiti, soldi, ma soprattutto la possibilità di sfogare in maniera brutale tutti i suoi istinti di rabbia repressi fino a quel momento. Ma Naoto Date/Uomo Tigre, tornato dopo dieci anni al suo orfanotrofio in Giappone, si ribellerà a tale coercizione: dopo aver deciso di aiutare tutti gli orfani come lui con il denaro da destinare ai suoi ex-capi, inizia la carriera (una vera e propria avventura) da lottatore onesto. Comincia così un’interminabile serie di incontri mortali (quasi una saga) contro i sicari di "Tana delle Tigri" che cercheranno, con ogni mezzo, di vendicare il suo tradimento. Tra i tanti personaggi della prima serie ricordo Mr. X , Il cattivo: un uomo dalla pelle violacea e sempre vestito come un gentiluomo dell'Ottocento. (il vestito è rimasto sempre il solito... o aveva dei ricambi uguali o non si è cambiato mai in più di 100 puntate!) Daigo Daimon, un ex membro di "Tana Delle Tigri" nonchè migliore amico di Naoto. Daimon, in seguito, morirà combattendo contro due lottatori di "Tana Delle Tigri", Grossa Tigre e Tigre Nera. Un altro personaggio da ricordare è senz'altro Kenta, un bambino di circa sette anni, ospite dell'orfanotrofio gestito da Ruriko e Wakatsuki e grande ammiratore dell’Uomo Tigre. Poi Ruriko, La direttrice dell'orfanotrofio e moglie di Wakatsuki, questa donna è stata sempre ospite della struttura e sembra capire chi sia in realtà l'Uomo Tigre. Tra gli innumerevoli sfidanti ricordo solo Mummia Egiziana, Maschera Di Morte e Grande Tigre, L'ultimo dei lottatori. Grande Tigre è in realtà il capo di Tana Delle Tigri. Affronta l'Uomo Tigre nelle ultime tre puntate in un incontro al limite della violenza. Riesce addirittura a sfilargli la maschera e così l'identità di Naoto, da privata, viene resa pubblica. In un cocktail di emozioni tra cui rabbia, mestizia ed umiliazione, il nostro Naoto perde la ragione e tira fuori la parte più animalesca che alberga in lui: appende Grande Tigre alle luci del ring e lo soffoca con i fili elettrici. L'avversario trova la morte quando le luci gli crollano addosso, schiacciandolo. L'Uomo Tigre vendica così le ingiustizie e le angherie subite nel corso degli anni e ora può finalmente ritrovare la serenità.
Spulciando nell'intricato dedalo della rete, la mia attenzione si è soffermata su questa riflessione che ritengo peculiare per capire il cartone animato… e, da storico, non posso che riportarvela citando la fonte:
"Come ho detto Il cartone animato è stato trasmesso per la prima volta in Giappone a cavallo fra gli anni '60 e '70: di conseguenza è stato ideato e realizzato negli anni '60. In quel periodo di boom economico il Giappone sconfitto in guerra aveva per forza di cose una memoria storica lacerata, ferita. Ecco che a mio avviso la figura di Naoto si trova a rappresentare la contraddittorietà dell'esperienza di una generazione di giapponesi, essenzialmente i giovani veterani, sopravvissuti alla guerra con cicatrici che non si vedono (la maschera). In questa chiave "Tana delle tigri" è probabilmente una metafora della guerra stessa, dell'esercito e della vita militare, coi suoi riti di passaggio in cui il fallimento del rito di riaggregazione ha partorito una generazione di disadattati sociali. Non è un caso che i genitori di Naoto - se ben ricordo - siano stati vittime di Hiroshima. Quello che Naoto rappresenta è un Giappone orfano di ideali, e ancora privo delle griglie interpretative necessarie - col contestuale lavoro di lutto - per superare la radicale discontinuità introdotta dall'esperienza della guerra e della sconfitta. I valori di violenza, di disciplina durissima (si pensi alle immagini di mutilazione e alla loro relazione evidente con la guerra) e di legge del più forte trasmessi dalla Tana delle tigri risultano obsoleti, inutili, e Naoto deve compiere il difficile sforzo di riorientare la sua rabbia verso obiettivi socialmente ed eticamente condivisibili. Uno sforzo di cui la tragedia finale testimonia in ultima analisi il fallimento. Possiamo così dire davvero che l'Uomo Tigre è un mito, ma nel senso più profondo del termine.'' (fonte: e-mozioni.ilcannocchiale.it)


3 commenti:

`°*ஜღ Moka ♥ღஜ*°´ ha detto...

guardavo spesso l'uomo tigre da bimbina, cantavo sempre la sigla.... pensa che me la ricordo tutt'ora! la frase che mi è rimasta più impressa?? "HA TANTI AMICI E GRANDE LA BONTA' MA COL NEMICO NON HA PIETA'" grande tiger man!

Anonimo ha detto...

BELLO L'UOMO TIGRE...MI PIACE QUESTO POST!!!

Marco Vallera ha detto...

L'uomo tigre è un mito. Mi ricordo da piccolo che avevo una maschera da gatto (di quelle semplici di cartone con la molla, che tra l'altro non ci somigliava neanche un po, era tipo Gatto Silvestro) e dicevo che ero l'uomo tigre. Un grande.
Mi sono da poco procurato tutti gli episodi e li sto cominciando a rivedere in ordine e con gli occhi da adulto. Una meraviglia di cartone animato.
Il prossimo passo sarà mettere le mani sul fumetto.

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